Il pasticciaccio FONSAI e la richiesta di risarcimento

Come si è arrivati alla disintegrazione del valore delle azioni di  una delle principali compagnie assicurative del nostro Paese Dossier a cura di Paolo Fiorio, responsabile Osservatorio Credito & Risparmio MC

Consumers’ magazine – dicembre 2012. Dopo i crack finanziari che hanno colpito i piccoli risparmiatori  nel recente passato, ecco un nuovo scandalo tutto italiano. 
La Procura della Repubblica di Torino ha, infatti, aperto un’indagine che vede 
indagati alcuni tra gli amministratori  della Sai Fondiaria e l’allora presidente 
del’Isvap, Giannini.

Le indagini riguardano i reati di false comunicazioni sociali e falso in prospetto 
per gli anni che vanno dal 2008 al 2011; gli inquirenti ipotizzano che i bilanci 
della Sai Fondiaria, a partire dal 2008,  non rappresentassero in maniera cor-
retta l’effettiva situazione patrimoniale della società. Movimento Consumatori 
ha presentato un esposto alla Procura e ha analizzato i documenti dai quali 
sembrerebbero emergere diversi profili di responsabilità. Ricostruiamo la vicenda, cercando di analizzare come i piccoli azionisti possono tutelarsi nei confronti di Fondiaria Sai.

 

Se cerchiamo l’azionista tipo, bistrattato dal ma nagement della propria società, dalle autorità di controllo, dalle grandi banche creditrici, e in fin dei conti anche dal mercato, è facile identificarlo con chi ha acquistato negli ultimi anni le azioni della Sai  Fondiaria.

La storia dell’azionista Sai Fondiaria ha origini lontane e risale a dieci anni fa quando la Sai, controllata dalla famiglia Ligresti, acquistò Fondiaria, senza lanciare l’opa (offerta pubblica d’acquisto) e quindi senza pagare a tutti gli azionisti il premio per il controllo.

Dopo dieci anni, alcuni grandi azionisti di minoranza hanno vinto le cause contro Sai Fondiaria e Mediobanca e hanno ottenuto il risarcimento dei danni. Si tratta di sentenze importanti, ma, purtroppo, il nostro sistema che non conosceva all’epoca (e non conosce ancora oggi) una class action efficiente non ha consentito che venissero risarciti i piccoli azionisti, quindi la maggioranza dei danneggiati. Questa è storia o, se vogliamo, l’antefatto in quanto  con la fusione tra la Sai e la Fondiaria, e la nascita di una delle principali compagnie guidata da noti esponenti della famiglia Ligresti, è iniziato il calvario del piccolo azionista che nel corso di un decennio ha visto evaporare il valore delle proprie azioni, oggi ridotte  (quasi) a carta straccia.
La Procura della Repubblica di Torino ha aperto da qualche mese un’indagine che vede quali indagati alcuni tra gli amministratori della Sai Fondiaria e l’allora presidente del’Isvap, Giannini.

Le indagini riguardano i reati di false comunicazioni sociali e falso in prospetto per gli anni che vanno dal 2008 al 2011; gli inquirenti ipotizzano, infatti, che i bilanci della Sai Fondiaria a partire dal 2008 non rappresentassero in maniera corretta l’effettiva situazione patrimoniale della società.

La pessima gestione della Fondiaria Sai è emersa solo nel corso del 2011 quando, dopo le prime importanti perdite nei bilanci, l’Isvap ha richiesto un rafforzamento patrimoniale del gruppo per ricostituire un adeguato margine di solvibilità della compagnia.

A partire da questo momento, il calvario del piccolo azionista si è fatto sempre più insopportabile.

Nell’estate del 2011, Fondiaria Sai lancia una prima operazione di aumento di capitale per 800 milioni di euro (di cui 350 per la Milano Assicurazioni), accompagnata da un prospetto che inspiegabilmente  tace sulla necessità di rivalutare le riserve per i sinistri, come invece sarebbe stato necessario in base a 
una sentenza della Cassazione. La situazione della Sai  Fondiaria è tuttavia ormai gravemente compromessa, tanto che nell’autunno, pochi mesi dopo l’aumento di 
capitale, emerge la necessità di una nuova ricapitalizzazione del gruppo, oramai alla canna del gas.

In questo contesto emerge il “piano di salvataggio” che dovrebbe nei prossimi mesi portare alla fusione tra la Fondiaria e Unipol. 
Si tratta di un piano architettato con il concorso dei  principali creditori dei gruppi Fonsai e Unipol (Unicredit e Mediobanca) diretto a consentire alla Unipol di acquistare il controllo su Fondiaria Sai senza promuovere l’opa. Il consiglio di amministrazione non prende nemmeno in considerazione le proposte alternative dei fondi Sator e Palladio avanzate nei primi mesi del 2012: la strada è oramai segnata verso la grande fusione. 
L’operazione si rivelerà dannosa per tutti i piccoli azionisti. L’assemblea di Fonsai delibera, infatti, di eliminare l’indicazione del valore nominale delle azioni, provvede al raggruppamento delle azioni in  rapporto 100 azioni vecchie ogni 1 azione nuova e  delibera un aumento capitale per circa un miliardo di euro. Il prezzo delle nuove azioni viene fissato ad  1 euro ad azione (a fronte di un valore di borsa pri-
ma dell’annuncio di oltre 84 euro).

Ogni azionista  per ogni azione posseduta può sottoscrivere in blocco 
252 nuove azioni. Un azionista con 100 azioni, prima  dell’annuncio dell’aumento di capitale, aveva un valore complessivo di 8.415 euro. Aderendo all’aumen to di capitale avrebbe dovuto versare ulteriori 25.200 euro. La vendita dei diritti d’opzione è stata presso ché impossibile e comunque non ha mai consentito di 
realizzare il loro valore teorico. Chi, quindi, non ha aderito all’aumento, ad esempio perché impossibilita to a reperire nuove risorse, si è trovato un valore delle 
azioni di circa 100 euro con un sostanziale azzeramen to del valore della propria partecipazione quasi come se la Sai Fondiaria avesse integralmente perso tutto il 
proprio capitale.

Non diversa è stata anche la sorte degli azionisti di  Unipol: chi ad esempio aveva 100 azioni (con un valore prima dell’annuncio dell’aumento del capitale di 
1.749 euro), aderendo all’aumento avrebbe dovuto versare altri 4.000 euro per acquistare le nuove azio ni. Non aderendo invece all’aumento di capitale l’investimento iniziale si sarebbe ridotto intorno ai 270.

Anche qui l’alternativa era piuttosto chiara: triplicare l’investimento o ridurlo a meno di un sesto. Lo scenario che emerge dalla vicenda Fondiaria Sai non è certamente dei più rassicuranti per chi decida di investire in Borsa: conflitto di interessi, falsi in bilancio, falsi in prospetto, aumenti di capitale iperdiluitivi, cambio del controllo senza offerta pubblica d’acquisto.

La fiducia dei risparmiatori, quale elemento fondamentale e irrinunciabile per il buon funzionamento dei mercati, di fronte a vicende simili non può che 
essere una chimera.

Viene, infatti, da chiedersi per quali ragioni siano dovuti passare anni prima che le autorità di vigilanza abbiano indagato con un po’ di attenzione sulla mala gestio della compagnia. Perché le autorità che devono tutelare il risparmio non hanno fermato aumenti di capitale, con un effetto diluitivo così forte che pare rispondere alla sola esigenza di consentire l’acquisizione del controllo a basso costo per pochi eletti più che  guardare alle ragioni di tutela di migliaia di piccoli investitori?

Perché le grandi banche creditrici riescono sempre a tutelare i propri crediti a danno dei piccoli risparmiatori? Fino a quando le ragioni di stabilità delle nostre grandi imprese (o forse meglio la stabilità  degli assetti di controllo) prevarranno sulla trasparenza del mercato e sulla tutela del risparmio diffuso?

Ad oggi, in attesa che le procure concludano le indagini, si può dire che non mancano svariati profili di illegittimità nei comportamenti dei soggetti coinvolti. 
Ciò che manca nuovamente è però un sistema risarci torio efficace e capace di infondere un giusto livello di deterrenza e di assicurare equi risarcimenti. Sen-
za un’azione di classe efficace i piccoli risparmiatori  avranno sempre una voce flebile che sarà facile conti nuare ad ignorare.

Movimento Consumatori Milano invita tutti gli azionisti lombardi a rivolgersi all’associazione presso le proprie sedi territoriali o a scrivere a fonsai@movimentoconsumatori.it per ricevere il testo della denuncia-querela da depositare presso la Procura della Repubblica di Torino. Per informazioni Movimento Consumatori Lombardia ha attivato il numero verde 800 16 86 36 o info@movimentoconsumatorimilano.it.

Movimento Consumatori confida che le indagini in corso possano portare il prima possibile al rinvio a giudizio dei soggetti responsabili e aprire la strada ai risarcimenti sia in sede civile sia in sede penale.

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