Stop TTIP

Il TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership, il trattato di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti  d’America, lanciato ufficialmente nel luglio 2013 e portato avanti in modo opaco e segreto dalla Commissione europea e dall’Amministrazione statunitense, disegna un quadro di pesante deregolamentazione dove obiettivo principale non saranno tanto le barriere tariffarie, già abbastanza basse, ma quelle non tariffarie, che riguardano gli standard di sicurezza e di qualità di aspetti sostanziali della vita di tutti i cittadini: l’alimentazione, l’istruzione e la cultura, i servizi sanitari, i servizi sociali, le tutele e la sicurezza sul lavoro.

Con l’alibi di un’omogeneizzazione delle normative e la falsa illusione di risollevare l’economia dell’Europa, si assisterà ad una progressiva corsa verso il basso in cui saranno i cittadini e l’ambiente a farne principalmente le spese in un processo che porterà alla progressiva mercificazione di servizi pubblici e di beni comuni. Un rischio che viene tenuto sottotraccia a causa di trattative svolte a porte chiuse, sotto la forte pressione delle lobby delle industrie private senza un coinvolgimento efficace dei parlamenti e del congresso e senza che i cittadini vengano adeguatamente informati.

Tra i principali obiettivi del negoziato, c’è la tutela dell’investitore e della proprietà privata, grazie alla costituzione di un organismo di risoluzione delle controversie, un vero e proprio arbitrato internazionale, cui le aziende potranno appellarsi per rivalersi su governi colpevoli, a loro dire, di aver ostacolato la loro corsa al profitto. Qualsiasi regolamentazione pubblica che tuteli i diritti sociali, economici e ambientali, con la scusa della tutela della competizione e degli investimenti, rischierà di soccombere dinanzi alle esigenze delle aziende e dei mercati, tutelate da sentenze che saranno a tutti gli effetti inappellabili. Per questo, i sostenitori della campagna “STOP TTIP” (tra cui Movimento Consumatori) hanno deciso di mobilitarsi per opporsi a un disegno politico che ha nella mercificazione dei diritti e nella tutela dei mercati il suo obiettivo principale. I promotori della campagna si appellano a tutte le forze sociali, sindacali e politiche del nostro Paese, perché convergano su una mobilitazione comune per fermare il negoziato TTIP, esattamente come successe alla fine degli anni ’90 con l’accordo multilaterale sugli investimenti, nel decennio scorso con la direttiva Bolkestein, o più recentemente con il negoziato Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), il trattato che con la scusa della lotta alla ‘’pirateria’’ informatica e della salvaguardia del diritto d’ autore avrebbe attentato al diritto alla privacy e al libero accesso alla rete dei cittadini. Ribellarsi ora al TTIP, un trattato che antepone la logica del profitto illimitato alla tutela dei diritti inalienabili sanciti formalmente nelle convenzioni europee e internazionali, vuol dire assumersi la responsabilità di determinare un cambiamento che sia a beneficio di tutti e non ad appannaggio dei soliti noti.

“Il TTIP – spiega Alessandro Mostaccio, segretario generale di Movimento Consumatori – è qualcosa di più di una semplice trattativa di liberalizzazione commerciale, perché rischia di completare l’opera di deregolamentazione di interi settori economici, rafforzando il potere delle grandi corporation su cittadini e sulle loro nazioni (ad esempio, permettendo che una Paese debba pagare risarcimenti a una multinazionale se adotta una legge di tutela ambientale considerata restrittiva). Chi ha più da perdere è l’Europa a tutto vantaggio delle multinazionali USA. Stiamo parlando di finanza, servizi pubblici, sicurezza alimentare e agricoltura (ad esempio, le norme sulle tipicità, sui pesticidi, sugli OGM, sugli ormoni nelle carni in Europa sono sicuramente molto più restrittive di quelle americane), proprietà industriale. Ad oggi non sappiamo qual è la posizione dell’Italia in Europa. Movimento Consumatori chiede che l’Italia chiarisca la propria posizione e imponga all’Ue la desecretazione dei contenuti dei trattati, dimostrando di avere a cuore la libertà di informazione ed il rispetto stesso delle istituzioni democratiche italiane (in primis il Parlamento). Fino a quando non verranno resi pubblici i contenuti degli accordi, Movimento Consumatori aderisce con forza alla campagna “STOP TTIP”, ringraziando le organizzazioni no profit italiane e internazionali che già da qualche mese hanno iniziato ad allertarsi e oggi anche a coordinarsi”.




No ad aumento spese militari italiane per NATO. Appello di MC a Gentiloni.

Con una lettera del 4 maggio 2017, indirizzata al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, il Movimento Consumatori ha espresso la propria netta contrarietà all’accoglimento di rinnovate richieste extraeuropee di aumentare il nostro stanziamento per spese militari a favore della NATO. MC, associazione a tutela dei diritti dei cittadini, si fa portavoce delle urgenti richieste della società civile di un complessivo ripensamento delle priorità in tema di spesa pubblica.

Tre le ragioni dell’opposizione:

1) L’aumento comporterebbe un’ulteriore inaccettabile disparità fra la spesa destinata ad armamenti e quella che l’Italia dedica a ricerca e innovazione. Ciò sarebbe tanto più grave a fronte della notoria inferiorità della nostra spesa per R&S rispetto ai livelli degli altri partner europei. Una distanza, questa sì, da colmare con maggiori risorse per recuperare produttività e competitività al sistema industriale.

2) Un siffatto aumento contraddirebbe la strategica esigenza di sostenere, con adeguati mezzi, la creazione di una vera e forte “difesa comune europea”, cardine fondamentale della crescita istituzionale dell’Unione.

3) Accogliere unilateralmente tali richieste al di fuori di un consenso comune degli Stati membri, espresso dalle istituzioni comunitarie, significherebbe rompere il fronte dell’unità europea, mostrando di subire strategie extraeuropee di accordi bilaterali con singoli Stati membri, obiettivamente idonee ad indebolire una unità che mai come oggi andrebbe invece decisamente rafforzata.




Le terapie estetiche fanno stare bene!

Simeo, Poiesis, Aio, Andi e Movimento Consumatori chiedono alla ministra dell’istruzione che vengano insegnate terapie estetiche in corso laurea medici e odontoiatri.

L’estetica non è finalizzata solamente ad essere “più belli”, ma è una richiesta sempre più comune di persone che chiedono di stare bene, di rimanere in buona salute, di migliorarsi e pertanto le prestazioni di medicina estetica (e medicina del benessere) devono far parte del bagaglio culturale di ogni professionista della salute. E’ la riflessione presente dietro la richiesta fatta alla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli dalle associazioni SIMEO, POIESIS, ANDI e AIO (gli ultimi due anche sindacati odontoiatrici) e dal Movimento Consumatori di inserire l’insegnamento di “Terapia estetica del viso” nei corsi di laurea di Medicina e Chirurgia e Odontoiatria e Protesi Dentaria.

“Sono sempre più le richieste di prestazioni estetiche che arrivano tanto a medici quanto ad odontoiatri – spiega Ezio Costa, presidente di Poiesis (Perioral and Oral Integrated Esthetic Sciences International Society) – La nostra richiesta è in linea con una concezione di salute aggiornata, moderna. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come stato di completo benessere fisico mentale e sociale e non solo come assenza di malattia. I trattamenti estetici hanno per obiettivo, il raggiungimento dell’equilibrio psicofisico dell’individuo. La nostra richiesta congiunta ha l’intento di esortare la formazione di professionisti attenti e preparati nelle tecniche più avanzate e scientificamente validate nei trattamenti d’ogni settore del viso e soprattutto di stimolare la crescita d’una nuova attenzione e sensibilità al benessere delle persone”.

“L’estetica nel bagaglio di medici e odontoiatri? E’ senz’altro tempo di valutare un percorso di approfondimento nella formazione universitaria da parte di queste due figure, vista la richiesta di interventi sempre più indirizzati a questo aspetto da parte dei nostri pazienti, afferma Fausto Fiorile, presidente dell’Associazione Italiana Odontoiatri – Il dentista da sempre svolge il proprio lavoro clinico con una particolare attenzione alla macro e alla micro estetica. Pensiamo ad esempio, a come una riabilitazione protesica possa cambiare radicalmente in meglio il sorriso di una persona, o a come in ortognatodonzia si lavori sulla posizione di mascella, mandibola e denti con effetti sull’aspetto estetico del paziente estremamente importanti. medico e odontoiatra, nei rispettivi contesti di competenza, devono garantire cure di qualità sempre maggiore”.

“D’altra parte non esiste sede elettiva al pari dell’università per questo tipo di formazione – sottolinea Aldo Nobili, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani – Solo una formazione certificata come quella universitaria può garantire spessore scientifico e aggiornamenti puntuali sui profili clinici e di sicurezza che devono caratterizzare le risposte per i nostri pazienti. Peraltro Andi si era già attivata in tal senso lo scorso anno con un’analoga richiesta al Collegio dei docenti in Odontoiatria ed ora siamo ben lieti di fare fronte comune rivolgendoci direttamente al MIUR”.
Aggiunge Alessandro Mostaccio, segretario generale di Movimento Consumatori: “Abbiamo aderito a questa iniziativa, perché concordiamo sull’opportunità che in questo momento storico, si faccia il punto della situazione sui percorsi formativi universitari di medicina estetica, che negli ultimi decenni ha conosciuto uno sviluppo enorme. Riteniamo quindi necessario che anche l’offerta sia ad un livello adeguato”.

“Molto importante la firma sul documento da parte del Movimento Consumatori. La condivisione e la sottoscrizione della richiesta della Simeo (Associazione Italiana Medicina Estetica Odontoiatrica) da parte di associazioni come Poiesis, Aio e Andi, che rappresentano la stragrande maggioranza dei dentisti, nonché dal Movimento Consumatori – afferma il presidente Antonio Guida – è la prova di quanto sia sentita, nell’interesse esclusivo dei nostri pazienti, la necessità di una formazione specifica universitaria nella facoltà di Medicina e Chirurgia e in quella di Odontoiatria e Protesi dentale atta a formare professionisti che posseggano un bagaglio scientifico certificato. Sono sicuro che la sig.ra Ministra Valeria Fedeli, non resterà insensibile ad una richiesta così importante per la tutela della salute di tutti i cittadini”.




RC AUTO e polizze: i consumatori incontrano l’IVASS.

Si è tenuto nella mattinata di oggi a Roma l’incontro tra Ivass e associazioni dei consumatori. Nel corso della riunione si è fatto il punto sulle criticità delle polizze assicurative già evidenziate da Ivass nella lettera al mercato dell’ottobre 2016.

11 associazioni di consumatori, tra cui MC, dopo aver constatato che il tavolo con l’Ania, promosso da Ivass per tentare di comporre le criticità del settore non ha ancora portato risultati apprezzabili, hanno chiesto all’Istituto di vigilanza di intervenire autonomamente in via anticipata.

In particolare si sono chiesti interventi sulle clausole che troppo spesso prevedono, nelle polizze RC Auto e nelle garanzie collegate, limitazioni all’uso della cessione di credito oltre a penalità a carico di chi sceglie liberamente dove riparare il proprio veicolo anziché presso carrozzieri di fiducia delle compagnie assicuratrici. E’ stato denunciato in RC auto il tentativo di introdurre limitazioni risarcitorie sotto forma di “franchigie” che nelle garanzie dirette (kasko, grandine, atti vandalici) si trasformano nel sistema delle cosiddette doppie franchigie, con grave danno di chi non aderisce. Altre aree di criticità sono state individuate in relazione alle valutazioni dei veicoli che troppo spesso vengono demandate non al mercato, ma a riviste di settore edite in regime di monopolio da privati. Movimento Consumatori, insieme ad altre dieci associazioni, ha anche chiesto all’Istituto una corretta gestione dei reclami che eviti, nel pieno rispetto del Codice Civile, ingiuste e vessatorie penalità ai consumatori che utilizzano la cessione di credito delegando il proprio carrozziere alla gestione della vertenza risarcitoria con l’assicuratore.

MC ritiene improcrastinabile l’intervento dell’Ivass nelle materie sopra elencate che, incidentalmente, sono già state valutate positivamente dal Parlamento che ha respinto nel disegno di legge Concorrenza tutti i tentativi di limitare i diritti dei consumatori a scegliere liberamente il riparatore di fiducia utilizzando lo strumento della cessione di credito, strumento legittimo che consente al consumatore di evitare esborsi di denaro anticipato per riparare il proprio veicolo.

L’intervento dell’organo vigilante si rende ora tanto più necessario dal momento che vi è già stato un significativo intervento dell’Antitrust che ha chiarito come in RC Auto non siano ammissibili clausole che limitino il risarcimento in ipotesi di indennizzo diretto.

Anche i giudici ordinari hanno di recente sanzionato come contrarie al Codice del consumo diverse polizze che limitano i risarcimenti per ragioni attinenti la libera scelta del riparatore da parte del consumatore.

MC ha pertanto ribadito la necessità di un deciso intervento dell’Istituto di Vigilanza a tutela dei diritti dei consumatori.




Fondo Immobiliare IRS: al via procedura di conciliazione paritetica

Nel 2003 Poste Italiane collocò per conto della società “Investire SRG” le quote di un fondo immobiliare (Fondo Immobiliare IRS) al valore nominale di 2500 euro ciascuna.

Fino al 2009, il Fondo ha distribuito proventi pari a € 657,88. Successivamente è entrato in crisi e alla scadenza del 31 dicembre 2016, ha disposto una liquidazione di 400 euro, con una perdita di € 1442,12 per ciascuna quota, pari al 57,7% del capitale investito.

Pur mantenendo ogni riserva sulla legittimità della collocazione di quote di quel Fondo a risparmiatori retail, sulla correttezza della gestione da parte della Investire SRG, e sull’efficacia dell’attività di sorveglianza da parte di Consob e Banca d’Italia, Movimento Consumatori ha accolto positivamente l’iniziativa di Poste Italiane volta a rimborsare ai risparmiatori il 100% del capitale.

Tuttavia tale rimborso sarà immediato e diretto solo per i titolari di quote del Fondo che abbiano compiuto almeno 80 anni entro il 31/12/2016. Chi rientra in questa categoria, riceverà da Poste Italiane la somma di € 1442,12 (quota compensativa) con liquidazione prevista per il 23 giugno 2017. Per gli altri, di età inferiore a 80 anni, il rimborso avverrà mediante sottoscrizione gratuita di una polizza vita creata appositamente, con rendimento garantito alla scadenza di cinque anni. Nel caso il rendimento fosse inferiore a quello programmato, Poste Italiane integrerà la differenza alla scadenza; l’eventuale rendimento superiore, resterebbe invece a beneficio dei risparmiatori.

In considerazione di questa particolare modalità, MC, insieme ad altre associazioni di consumatori, ha chiesto e ottenuto un confronto con Poste Italiane, a seguito del quale sono state individuate ulteriori categorie di risparmiatori a cui, secondo criteri di reddito e di condizioni personali disagiate, sia riconosciuto il rimborso immediato in deroga al requisito dell’età, mediante una procedura di conciliazione paritetica gratuita. E’ stato perciò sottoscritto un apposito protocollo, e uno specifico regolamento di conciliazione che, in deroga al requisito dell’età, consente l’accesso al rimborso immediato nei seguenti casi:

 

In questi giorni, i risparmiatori coinvolti stanno ricevendo da Poste Italiane la comunicazione che li riguarda, con le proposte di adesione volontaria all’iniziativa di rimborso predisposta da Poste Italiane, secondo la categoria di appartenenza (minore o maggiore di 80 anni alla data del 31/12/2016).

Coloro che ricevono la proposta di rimborso differito tramite polizza quinquennale, se ritengono di rientrare nella casistica sopra riportata, possono accedere alla procedura di conciliazione paritetica per richiedere il rimborso immediato. Le domande possono essere presentate a partire dal 20 aprile ed entro il 15 settembre 2017, tramite una delle associazioni aderenti al protocollo, fra cui Movimento Consumatori, utilizzando il modulo in calce al Regolamento di conciliazione.




STOP ANATOCISMO: finalmente un’indagine dell’agcm per accertare le violazioni 2014-2016

Movimento Consumatori apprende con grande soddisfazione la notizia dell’avvio dell’istruttoria per l’anatocismo praticato da tutte le banche nel periodo 2014-2016.

L’associazione, nell’ambito della propria campagna Stop Anatocismo, dopo aver ottenuto numerosi provvedimenti inibitori  da parte dei tribunali di Milano, Cuneo, Biella e Roma nei confronti delle più grandi banche italiane, lo scorso 11 gennaio ha rinnovato l’esposto proposto già nel 2015 con il quale chiedeva all’Agcm di indagare sulla violazione dell’art. 120 t.u.b. introdotto con l. 147/2013  per il periodo 2014-2016.

“Nonostante l’introduzione del divieto di anatocismo fin dal 1° gennaio 2016 – afferma Paolo Fiorio, coordinatore dell’Osservatorio Credito e Risparmio di MC – l’intero settore bancario, ha continuato, ad applicare per ben tre anni interessi sugli interessi vietati. In tutta Italia, e per tutta la clientela, gli interessi anatocistici applicati da tutte le banche ammontano, secondo una stima dell’associazione, a circa 6 miliardi di euro. I tribunali di Roma e Milano, con provvedimenti cautelari confermati in sede di reclamo, hanno inibito anche alle banche soggette all’indagine (IntesaSanpaolo, Unicredit e BNL) l’applicazione di interessi sugli interessi non dovuti corrisposti indebitamente dalla clientela fino all’adempimento dei provvedimenti inibitori cautelari. E’ ora che le banche restituiscano quanto percepito a titolo di interessi anatocistici non dovuti”.

“L’associazione – spiega Alessandro Mostaccio, segretario generale del Movimento Consumatori– auspica che le banche, a seguito dell’apertura del procedimento, vogliano senza ritardo avviare procedure di conciliazione dirette a restituire tutti gli interessi illegittimamente percepiti alla propria clientela, comportamento necessario affinché i consumatori, di fronte ad illeciti di così elevata portata, possano ancora nutrire fiducia nel sistema bancario”.

Dopo i numerosi provvedimenti ottenuti da MC che hanno inibito l’anatocismo nei confronti delle più importanti banche operanti in Italia (oltre IntesaSanpaolo, Unicredit e BNL, anche ING, Deutsche Bank, BPM, Fineko, BRE e IW Bank del gruppo UBI e Banca Sella) e dopo l’avvio dell’istruttoria da parte dell’Agcm, rimane inerte solo la Banca d’Italia la quale, sebbene destinataria di analogo esposto, non ha mai aperto alcuna indagine o istruttoria nonostante il Testo Unico Bancario le attribuisca pregnanti poteri di tutela della clientela che possono comportare l’adozione di provvedimenti restitutori per tutti i clienti.