Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Movimento Consumatori: offerta ridicola, avanti con le azioni collettive per i risarcimenti agli azionisti

Veneto Banca e Popolare di Vicenza hanno reso nota l’offerta di transazione rivolta a 169 mila soci: la proposta prevede la corresponsione di 9 euro ad azione ai soci Bpvi e del 15% della perdita teorica subita dai soci di Veneto Banca (che si traduce in un rimborso tra i 4,5 e i 6 euro ad azione), detratti però i dividendi percepiti. L’offerta è rivolta a persone fisiche, onlus, società di persone. In cambio i soci rinunciano a qualsiasi pretesa di rivalsa nei confronti delle banche sia nei giudizi civili sia in quelli penali. Chi aderirà alla proposta, che riguarda le azioni acquistate negli ultimi 10 anni, sarebbe anche destinatario di specifiche proposte commerciali. La validità dell’offerta è subordinata a una soglia di adesione dell’80% (rinunciabile dalle banche).

Movimento Consumatori, che assiste quasi mille azionisti che hanno perso quanto investito, è fortemente critico nei confronti della proposta.

“L’offerta è totalmente inadeguata – spiega Paolo Fiorio, coordinatore dell’Osservatorio Credito e Risparmio MC – per diverse ragioni: per il mancato coinvolgimento dei risparmiatori tramite le associazioni; per la palese inadeguatezza delle condizioni di rimborso che ammontano ad un 15% circa della perdita per entrambe le banche e sono riconosciuti in maniera standard senza valutare le situazioni gravi che dovrebbero portare al risarcimento integrale del danno. Le irregolarità che sono state riscontrate dalla Consob e dalla nostra associazione nella vendita delle azioni e delle obbligazioni convertibili sono gravissime e per questa ragione, sarebbero assolutamente incongrui questi rimborsi. L’offerta non tiene poi in alcuna considerazione che i danni subiti dagli azionisti sono stati frutto di condotte penalmente rilevanti, per le quali, con riferimento a Veneto Banca, proprio nei primi giorni dell’anno, la procura della Repubblica di Roma ha chiuso le indagini e si aspetta a breve il rinvio a giudizio degli imputati”.

“Le tempistiche (circa due mesi) proposte per aderire all’offerta – afferma, inoltre, Alessandro Mostaccio, segretario generale MC – sono troppo brevi e strumentali a limitare la possibilità per i risparmiatori di decidere se accettare consapevolmente l’offerta. L’adesione prevede infatti la rinuncia dell’azionista a promuovere qualsiasi azione legale, civile e penale. Le offerte dovrebbero chiudersi intorno a metà marzo, con tempistiche incompatibili con l’analisi della documentazione relativa alle operazioni bancarie per la consegna della quale la Banca impiega 90 giorni. Pare infine che la proposta transattiva nasconda una vera e propria iniziativa di raccolta di nuovi fondi in quanto le principali offerte commerciali sono dirette all’ottenimento di nuovi depositi da parte della clientela”.

Movimento Consumatori invita tutti gli azionisti a respingere l’offerta proposta dalle due banche popolari venete e a rivolgersi all’associazione che continuerà a tutelare tutti gli azionisti in sede civile e penale attraverso le azioni collettive già in corso da tempo.

Gli azionisti che intendano ricevere informazioni sulle attività del Movimento Consumatori possono contattare l’associazione scrivendo a venetobanca@movimentoconsumatori.it o chiamando il numero 0115069546. 




Veneto Banca e Banca popolare di Vicenza: NO alla divisione delle briciole. Movimento Consumatori PRETENDE RIMBORSI INTEGRALI

Movimento Consumatori assiste quasi mille azionisti che hanno perso quanto investito nelle azioni di Veneto Banca e di Banca Popolare di Vicenza.

L’associazione, in attesa dei dettagli del piano congiunto che dovrà essere reso noto dai consigli di amministrazione delle due banche, chiede rimborsi integrali a favore di tutti gli azionisti ai quali sono state inconsapevolmente vendute le azioni delle due popolari. Diversamente l’associazione tutelerà tutti gli azionisti in sede civile e penale attraverso le azioni collettive già in corso da tempo.

“Sono gravissime e estremamente diffuse le irregolarità riscontrate nella vendita delle azioni e delle obbligazioni convertibili – dichiara Paolo Fiorio, coordinatore dell’Osservatorio Credito e Risparmio MC – per questa ragione, sarebbero assolutamente incongrui i rimborsi che, dalle notizie di stampa, vengono indicati intorno al 15% di quanto perso”.

Gli azionisti che intendano ricevere informazioni sulle attività del Movimento Consumatori possono contattare l’associazione scrivendo a venetobanca@movimentoconsumatori.it o chiamando il numero 011 5069646.




Richiami Opel Zafira a metano. Movimento Consumatori diffida Opel a chiarire le modalità di indennizzo.

Opel ha comunicato recentemente agli 8735 possessori della Opel Zafira turbo ecoM (benzina/metano) MY2012-2017 che non possono usare il metano a causa di un difetto fabbrica (il suo utilizzo potrebbe comportare anche il rischio di scoppi) e che purtroppo la sostituzione del pezzo sarà possibile tra circa tre mesi.
La questione rischia di ripercuotersi sui bilanci dei consumatori, costretti a rifornirsi solo con la benzina (si precisa che tali autovetture sono dotate di un serbatoio ausiliario di quello a metano, che può contenere solo 14 litri di benzina) a causa dei tempi lunghi di sostituzione del pezzo.

Per tutelare i propri diritti, Movimento Consumatori invita tutti i possessori di questi veicoli (sono quelli prodotti dal 2 agosto 2011 al 2 luglio 2014) a rivolgersi alle sedi territoriali MC (recapiti su www.movimentoconsumatori.it) o contattare lo Sportello del Consumatore on line per ad aprire una pratica sul sito www.sportello.movimentoconsumatori.it o a scrivere a sosacquisti@movimentoconsumatori.it

L’associazione sta interloquendo con Opel e l’ha diffidata ad offrire agli intestatari dei veicoli coinvolti nella campagna di richiamo un mezzo alternativo alimentato a metano fino alla definitiva sostituzione della valvola difettosa con quella di nuova concezione; a stabilire, anche con l’ausilio di MC modalità di ristoro del danno conseguente al mancato utilizzo dell’alimentazione a metano da parte dei clienti, collegate sia alla percorrenza sia all’effettiva spesa sostenuta per il rifornimento oltre ad un indennizzo forfetario per il disagio connesso alle soste più frequenti; in ogni caso, a dare ampia e diffusa informativa nelle stesse modalità della campagna di richiamo.

MC sta valutando anche l’invio di un esposto alla procura di Roma per il reato di immissione sul mercato di prodotto pericoloso ex art. 112 CDC.




STOP ANATOCISMO. Confermata la condanna per BPM: illegittimi gli interessi anatocistici dal 1° gennaio 2014

Grazie alla campagna Stop Anatocismo e alle azioni inibitorie di Movimento Consumatori, il 23 novembre scorso è stata pubblicata la sentenza con la quale il tribunale di Roma ha confermato i provvedimenti cautelari concessi con l’ordinanza del 14 aprile 2015 dal tribunale di Milano.

Il tribunale ha accertato l’illegittimità del comportamento della BPM nei confronti dei propri correntisti per l’applicazione di clausole anatocistiche dopo il 1° gennaio 2014, quando è entrato in vigore il divieto di anatocismo. La sentenza conferma l’ordinanza del 14 aprile 2015 del collegio del tribunale di Milano che, nel giudizio cautelare avviato da MC contro BPM, in caso di conti affidati o scoperti, aveva già inibito l’applicazione delle clausole anatocistiche, sulla base del principio introdotto dalla legge di Stabilità per il 2014, secondo cui “gli interessi periodicamente capitalizzati non possono produrre interessi ulteriori”.

Il tribunale capitolino ha riconosciuto che il divieto di anatocismo sussiste nonostante la recente modifica dell’art. 120, conseguente all’entrata in vigore della legge dell’8 aprile 2016 n. 49 e della delibera attuativa del CICR dello scorso 3 agosto 2016. La nuova normativa non è applicabile per il periodo precedente alla sua entrata in vigore e prevede che gli interessi debitori non producano ulteriori interessi, salvo la specifica autorizzazione del cliente.

Per tali ragioni BPM è stata condannata a pubblicare il dispositivo della sentenza sui principali quotidiani  nazionali, sul proprio sito Internet e a darne comunicazione a ciascun correntista.

“Si tratta di una sentenza importante – dichiara Paolo Fiorio, coordinatore dell’Osservatorio Credito e Risparmio di Movimento Consumatori – perché è il primo giudizio a cognizione piena che conferma la correttezza delle inibitorie cautelari emesse a seguito delle azioni promosse da MC nei confronti delle dieci maggiori banche italiane”.

“La sentenza del tribunale di Roma – afferma Alessandro Mostaccio, segretario generale dell’associazione – conferma che BPM, e comunque tutte le banche italiane, devono restituire gli interessi anatocistici applicati illegittimamente alla propria clientela dal 1° gennaio 2014.
Qualora BPM non provvedesse alla restituzione di questi interessi, l’associazione avvierà un’azione di classe”.

Per informazioni i consumatori possono scrivere a sosbanche@movimentoconsumatori.it

Qui il testo completo della sentenza.




Digital Tax: Movimento Consumatori aderisce alla campagna per tassare i giganti di internet

Una nuova imposta nella legge di Bilancio, ma questa volta per i giganti dell’economia digitale, come Apple, Google, Ebay, Amazon, Facebook, Uber e AirBnB.

Le multinazionali della Rete fanno enormi profitti in Italia senza però pagare le imposte come le nostre aziende, semplicemente perché i loro utili sono contabilizzati nei Paesi a fiscalità privilegiata, come Irlanda e Paesi Bassi.

Con questa premessa parte oggi la campagna “Digital Tax anche in Italia!”, con una petizione online www.progressi.org/digitaltax rivolta al Presidente del Consiglio e al Ministro di Economia e Finanza. La richiesta è semplice: inserire un’imposta sui profitti di queste imprese nella Legge di Bilancio e applicarla a partire dal 1° gennaio 2017.

La campagna nasce da Progressi.org insieme al Tax Justice Network e alle associazioni Adoc, Confconsumatori, Movimento Consumatori, Associazione Consumatori Serenissima.

Secondo le stime degli economisti, con un’aliquota del 20% una simile imposta porterebbe nelle casse dello Stato italiano circa 3 miliardi di euro. Con queste nuove entrate si potrebbero ricostruire le zone colpite dal terremoto, ad esempio, o migliorare i servizi pubblici, abbassare la pressione fiscale e aumentare le pensioni più basse.

Finora né l’Unione Europea né l’OCSE hanno trovato una soluzione per fermare questo tipo di elusione fiscale. Altri Paesi come Regno Unito, Australia e India, invece, si sono già attivati introducendo forme diverse di Digital Tax.

Il governo Renzi, dopo tante promesse, è rimasto in silenzio su questo tema. Eppure ci sono state diverse proposte di legge negli ultimi anni: il ddl 1662 di Francesco Boccia e il ddl 3076 di Stefano Quintarelli.

“Movimento Consumatori aderisce a questa campagna – spiega Alessandro Mostaccio, segretario generale MC – perché bisogna porre fine al ’Tax Ruling’, e a ogni accordo tra Stati ed imprese che legittimi l’evasione in nome dell’attrazione degli investimenti. E’ ora di chiedere al Governo italiano di fare una scelta di forte valenza simbolica per riportare a equità il nostro sistema fiscale. Sappiamo che lo scenario futuro di una tassazione del genere, per essere davvero efficace, non potrà che essere di tipo europeo, ma visto che allo stato attuale la politica fiscale richiede l’unanimità degli Stati membri, il ruolo dell’Italia deve essere quello di fare da apripista e dimostrare ai timorosi partner europei che il ‘re è nudo’. Inizi l’Italia a mettere in cantina le transazioni private con le multinazionali!”

“Con la pressione fiscale che c’è nel nostro Paese, è inaccettabile che le multinazionali digitali straniere facciano affari per milioni di euro senza però pagare le stesse imposte delle piccole imprese italiane, dei lavoratori autonomi e dipendenti”, dice Vittorio Longhi, presidente di Progressi. “Nel contesto economico globale non ci dobbiamo rassegnare a essere consumatori passivi, almeno pretendiamo equità”.




Azioni Veneto Banca. Movimento Consumatori lancia azione collettiva

ventohomeIeri l’Antitrust ha aperto un’istruttoria per verificare una presunta pratica commerciale scorretta di Veneto Banca nell’abbinamento di mutui, prestiti e vendita di azioni. Movimento Consumatori, che da diverso tempo segue il caso Veneto Banca, chiama a raccolta gli azionisti che vogliano aderire alle iniziative collettive lanciate dall’associazione per ottenere il risarcimento dei danni conseguenti all’azzeramento del valore delle azioni, precipitato da 40 euro (nel 2013 e nel 2014) ai 10-50 centesimi attuali. MC verifica la regolarità della vendita delle azioni (non soltanto in caso di erogazione di finanziamenti condizionati all’acquisto di azioni, ma anche in caso di altre violazioni della normativa a tutela del risparmiatori) e costituisce sul territorio la “classe” di coloro che intenderanno avviare azioni in sede civile o penale in caso di rinvio a giudizio degli imputati indagati dalla procura della Repubblica di Roma.

“Veneto Banca – afferma Alessandro Mostaccio, segretario nazionale MC – ha ignorato i nostri ripetuti appelli a impostare un percorso finalizzato alla ricerca di soluzioni conciliative a favore degli azionisti che oggi, per ottenere giustizia, non hanno altra via se non quella di rivolgersi al tribunale”.

Per una verifica sull’operato della Banca, per avere informazioni o assistenza, è possibile contattare i numeri 011 5069546 o 342 7038900 oppure scrivere all’email venetobanca@movimentoconsumatori.it.